Con il termine “angina pectoris” viene identificato un dolore acuto o cronico che si manifesta allorché si verifica uno squilibrio tra la domanda di ossigeno e il flusso sanguigno miocardio: esso si localizza principalmente nell’area precordiale, sul petto, sotto lo sterno e tra le scapole e può interessare il braccio sinistro, ma talvolta anche entrambe le braccia, le mandibole o la schiena.
Alla base della sua eziologia vi sono, nella maggior parte dei casi, l’ateriosclerosi delle arterie coronariche e malattie vasospastiche.
Migliaia di persone soffrono di tale dolore precordiale che può compromette seriamente le attività di vita quotidiane: in alcuni casi esso non è controllato dalle terapie farmacologiche o chirurgiche.
In tali pazienti la neurostimolazione, intesa come stimolazione elettrica epidurale del midollo spinale (SCS), costituisce una valida alternativa terapeutica.

Impianto

L’impianto del sistema di neurostimolazione consiste di tre fasi:
– impianto dell’elettrodo epidurale
– stimolazione esterna di prova
– impianto del neurostimolatore

Impianto dell’elettrodo epidurale
Il primo tempo consiste nell’introduzione di un elettrodo quadripolare nello spazio epidurale posteriore toracico alto e nella stimolazione provvisoria durante la quale il malato dovrà avvertire una parestesia (formicolio) nella zona del dolore: ciò testimonierà un corretto posizionamento dell’elettrodo.

Stimolazione esterna di prova
Dopo l’impianto dell’elettrodo epidurale il paziente inizia un periodo di stimolazione esterna di prova durante il quale viene valutato se essa è in grado di controllare il dolore anginoso: se il risultato è soddisfacente si passa alla fase successiva.

Impianto del neurostimolatore
Viene tunnellizzata la prolunga dell’elettrodo lungo il fianco fino ad una tasca sottocutanea preparata nella fossa iliaca sinistra dove viene impiantato un generatore di impulsi. Ad impianto completato il medico imposta i parametri di stimolazione sul generatore di impulsi mediante un programmatore telemetrico esterno.

Al paziente viene consegnato un piccolo programmatore portatile mediante il quale egli stesso può controllare i tempi di esecuzione e la durata della terapia e modificare alcuni parametri di essa all’interno delle limitazioni poste dal medico.

Il ritorno alla quotidianità

Una volta uscito dall’ospedale il paziente dovrà imparare a vivere con il neurostimolatore e per far ciò dovrà adottare alcuni accorgimenti.
Innanzitutto dovrà evitare i campi magnetici che possono provocare una stimolazione inappropriata per modifica dei parametri impostati dal medico: farà quindi attenzione a non attraversare dispositivi antifurto (supermercati) o dispositivi di rilevazione quali quelli presenti nelle banche o negli aeroporti.
Dovrà consultare il medico che ha effettuato l’impianto prima di sottoporsi a qualsiasi trattamento o esame medico (Risonanza Magnetica, ultrasuoni, diatermia, elettrocauterizzazione).

Visite mediche di controllo e sostituzione del neurostimolatore

Nei primi mesi dopo l’impianto il paziente dovrà effettuare periodiche visite di controllo per il monitoraggio del sistema ma, se non sopraggiungono problemi con il passare del tempo, tali visite diventeranno meno frequenti. Il monitoraggio viene effettuato dal medico in maniera del tutto indolore con il programmatore telemetrico.
Il neurostimolatore dovrà essere sostituito nel giro di 4-5 anni perché le batterie si scaricano. L’intervento di sostituzione viene condotto in anestesia locale ed è estremamente breve.

Efficacia

Diversi studi hanno dimostrato come la neurostimolazione è un metodo efficace e sicuro per il trattamento del dolore da angina pectoris non trattabile: in quasi tutti i pazienti impiantati è stato riscontrato una riduzione del dolore, una diminuzione degli episodi anginosi e un miglioramento significativo della qualità di vita mentre non sono stati riscontrati effetti negativi. Inoltre non maschera il dolore da infarto del miocardio.
E’ estremamente importante però sottolineare che la stimolazione spinale epidurale rimane un trattamento secondario e vi si può far ricorso solo dopo che le tecniche chirurgiche tradizionali quali il by-pass o l’angioplastica coronaria transluminare non hanno avuto buon esito oppure nel caso in cui ragioni tecniche ne hanno impedito l’applicazione.