Neurostimolazione cerebrale profonda (DBS) per la cura della depressione grave farmacoresistente a cura del Prof. Angelo Lavano

È stato eseguito dall’équipe del Professor Angelo Lavano, Direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia della Fondazione “Tommaso Campanella” – Campus Universitario “Salvatore Venuta” di Catanzaro, il primo intervento di neurostimolazione cerebrale profonda (DBS – Deep Brain Stimulation) per la cura della depressione grave farmaco resistente, con la collaborazione del Professor Angelo Franzini, primario della III Divisione di Neurochirurgia dell’Istituto Neurologico Besta di Milano.

Per l’impianto, effettuato su un uomo di 62 anni affetto da depressione severa da oltre 20 anni, è stato utilizzato il neurostimolatore prodotto da Medtronic, azienda leader nel settore dei dispositivi medici.

“Si tratta del secondo intervento di questo tipo effettuato in Italia – spiega il professor Lavano – Il primo è stato realizzato dall’équipe del Professor Franzini, che per questo abbiamo invitato a collaborare con noi”.

Il paziente era stato sottoposto a tutte le terapie farmacologiche e psicologiche indicate in caso di depressione grave, oltre che all’impianto di un neurostimolatore vagale, senza trarne miglioramenti.

“Quando i nostri psichiatri hanno confermato la diagnosi di depressione maggiore grave farmacoresistente, è stato lo stesso paziente a insistere per tentare una terapia con la stimolazione cerebrale profonda – racconta il professor Lavano, che aggiunge – la neurostimolazione cerebrale profonda è una pratica ormai consolidata per la cura di malattie come Parkinson e distonia, ma ancora poco diffusa per la cura della depressione grave farmaco resistente”.

La stimolazione cerebrale profonda consiste nell’applicazione cronica di impulsi elettrici di bassa intensità e di elevata frequenza in determinati punti bersaglio del cervello. Per questo è necessario l’impianto chirurgico di elettrodi collegati a un generatore alimentato da una batteria posizionata sottocute nel torace. Si può quindi parlare di pacemaker cerebrale. Nel caso in esame gli elettrodi sono stati impiantati in una area cerebrale del giro del cingolo, denominata Cg-25, che agli studi con RMN funzionale si è dimostrata essere iperattiva nei pazienti con depressione maggiore.

“Il vantaggio di questa terapia – sottolinea il professor Lavano – è la sua reversibilità, al contrario del tradizionale intervento chirurgico; infatti grazie alle ridotte dimensioni del pacemaker cerebrale e alla sua programmabilità, si può parlare veramente di intervento mininvasivo e di assoluta personalizzazione della terapia”.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione è la maggiore causa di invalidità nel mondo e il tasso di siucidi tra coloro che non trovano giovamento nei comuni trattamenti psicologici e farmacologici è elevato.

Soffre di depressione circa il quindici percento della popolazione europea, in forme più o meno severe, con un costo sociale che ricopre circa il quaranta percento della spesa totale per le malattie mentali in Europa.

Il Prof. Lavano, docente di Neurochirurgia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo “Magna Graecia” di Catanzaro, ha tenuto a precisare, con soddisfazione, che interventi di questo tipo non possono che portare ad un progressivo sviluppo della ricerca scientifica in campo universitario e della sanità in Calabria, evitando così l’emigrazione di pazienti non solo verso altre regioni italiane ma anche verso l’estero. Per eventuali ulteriori informazioni: Cattedra di Neurochirurgia, Segreteria Prof. Angelo Lavano, tel. 09613647389,  Fax 09613647092, e-mail lavano@unicz.it